Marzo 2007
Monthly Archive
1° marzo 2004
“Uno ad uno, sei blocchi di cemento alti otto metri vengono posati in un largo solco da un’altissima gru. Sono i primi sei blocchi del muro. Da oggi, primo marzo 2004, Betlemme può chiamarsi “ufficialmente” una prigione. Ecco il primo pezzo di muro… ce lo troviamo davanti quasi all’improvviso, orribile. Il suo grigiore sta davanti a noi, abnorme, inumano: ci taglia fuori completamente dalla vita di normali, liberi esseri umani. L’hanno iniziato a pochi passi dal nostro ospedale. Davanti al muro regna il silenzio, anch’esso divenuto grigio e pesante. Sono pochi gli abitanti di Betlemme che si recano a vedere la triste novità di questi giorni, e per un po’ la giudichiamo quasi indifferenza, ma essi il muro non lo vogliono neppur vedere, non ne vogliono neppur sentir parlare, nauseati fino in fondo di una vita priva di dignità, vissuta pagando per tanta violenza.” (dalla LETTERA DA BETLEMME MARZO 2004 delle Suore del CARITAS BABY HOSPITAL)
1° marzo 2012
“Non possiamo più rimanere spettatori! Dobbiamo proteggere i nostri popoli per la loro sopravvivenza e le loro aspirazioni. Noi siamo con il nostro popolo con tutte le nostre forze, perché le sue sofferenze e le sue speranze sono le nostre”. Con questa forza si è levata la notte di natale la voce del Patriarca Fouad Twal. Da Betlemme voleva raggiungere tutto il mondo questo appello “perché i nostri bambini ci supplicano: lasciateci crescere normalmente giocando nei nostri villaggi e sulla nostra terra”. Ma Betlemme è soffocata dal muro di separazione e -aggiunge ancora il Patriarca- “la via per raggiungere Betlemme vogliamo che rimanga libera, senza ostacoli, come per i magi e i pastori”. Alla supplica del Vescovo si unisce quella di tutti i cristiani palestinesi, come i parrocchiani di Beit Jala, che difendono la loro terra che sta per essere requisita dall’esercito e ci chiedono di pregare con loro mentre celebrano l’Eucarestia tutti i venerdi alle 14.30, sotto i loro ulivi minacciati dalle ruspe israeliane.
Come rispondere all’appello del Patriarca che con apprensione insiste: “Noi alziamo la voce e chiediamo pace, soltanto pace. Chiediamo il riconoscimento dello Stato di Palestina come soluzione giusta al conflitto”?
La nostra risposta, qui in Italia, sarà anche celebrare la giornata del 1 MARZO. Vogliamo gettare un ponte di solidarietà e preghiera con tutti i cristiani di terra santa. Diffondiamo fin d’ora l’invito ad organizzare in tutte le città, nelle diocesi e nelle parrocchie, nei monasteri come nelle nostre famiglie.
GIOVEDI 1 MARZO saremo in comunione con i cristiani di Betlemme e ci sono ancora posti per chi potesse partecipare al PELLEGRINAGGIO SPECIALE dal 27 FEBBRAIO AL 1 MARZO ospitati nelle famiglie delle nostre parrocchie. (info: unponteperbetlemme@gmail.com )
“Anche le buone intenzioni e i discorsi non bastano più. Cerchiamo la pace concretamente con tutte le nostre forze ed energie. Ma siamo fiduciosi: niente ci può togliere la nostra speranza: né la paura, né le minacce, né l’arroganza degli uomini”(Fouad Twal)
La Giornata del 1 marzo 2009 la dedicheremo a :
● CONOSCERE l’appello della Chiesa madre di Gerusalemme che il Patriarca Twal ha lanciato la notte di natale. Rilanceremo così la voce dei cristiani.
● PREGARE animando momenti diversificati. Potremo stampare o ricevere UN CARTONCINO con le nuove preghiere del Consiglio delle chiese di Gerusalemme e le immagini della MADONNA DEL MURO, icona dipinta sul muro di apartheid.
● ENTRARE A BETLEMME CON LA MARCIA SILENZIOSA in programma nel PELLEGRINAGGIO DAL 27 FEBBRAIO AL 5 MARZO. È un’occasione per pregare nei luoghi santi della nostra fede, conoscere e condividere la dura realtà della gente e delle comunità cristiane che vivono da decenni sotto occupazione militare.
Scarica gli STRUMENTI per celebrare IL 1 MARZO 2012
1) PREGHIERA alla MADONNA DEL MURO: fronte / retro
2) LE PREGHIERE DEI FEDELI per la Liturgia domenicale
3) LA VEGLIA DI PREGHIERA
4) TRE APPROFONDIMENTI. La riflessione, La testimonianza, L’approfondimento.
PROMUOVONO Un Ponte per Betlemme:
Patriarcato Latino di Gerusalemme, Parrocchie di Betlemme, BetJala e BetSahour, Centro Al-Liqa per il Dialogo Interreligioso, Pax Christi Italia, Pattuglia Terrasanta Agesci Toscana, Suore del Caritas Baby Hospital.
INFORMAZIONI : Richiesta di materiali e suggerimenti per l’animazione e testimonianze di volontari che hanno conosciuto il dramma degli abitanti di Betlemme: nandyno@libero.it
Chi è il “Profeta”? Enzo Bianchi ci aiuta nel tracciarne i lineamenti.
“Il profeta è costituito tale dalla Parola di Dio. Non a caso il termine ebraico che designa il profeta, navi’, può significare sia «colui che è chiamato», sia «colui che parla»: in questa ambiguità semantica è inscritto tutto il significato della missione del profeta, un chiamato che diventa un «porta-parola», un servo della Parola di Dio … Il profeta è un uomo di ascolto, che ogni mattina fa attento il suo orecchio (cf Is 50,3). Alla radice del suo essere vi è il coraggio di ascoltare: per lui il Dio invisibile diventa il Dio ascoltabile, e il profeta ascolta una chiamata che è sempre una missione, alla quale deve fare assoluta obbedienza, senza dilazione! … E il pathos di Dio, il suo sentire, la sua passione viscerale, vengono assunti dal profeta che con-soffre e condivide questo pathos: il profeta è un uomo di passione che esprime con tutta la sua vita la passione di Dio, il suo amore folle, la sua fedeltà paradossale, la sua tenerezza. Il profeta non è chiamato semplicemente a parlare di ciò, ma a viverlo in prima persona … In tal modo il profeta diviene interprete del Dio che è Signore della storia, la storia di salvezza; si fa interprete dei segni dei tempi, del disegno di Dio, uno che in-segna, «fa segno» sul futuro che Dio prepara per il suo popolo e per tutta l’umanità. E tutto ciò, si comprenda bene, avviene nell’oggi. Il profeta legge l’oggi nella sua profondità, comprende il progetto nascosto di Dio, coglie l’attualità in prospettiva, e solo così traccia un orientamento per il futuro; egli non è un indovino, non predice il futuro come fanno i profeti delle genti, ma apre al futuro, il tempo in cui è certo «il giorno del Signore», l’ora dell’intervento decisivo di Dio. Quando il profeta proclama il suo oracolo è giunta l’ora cruciale, in cui occorre prendere posizione, in cui occorre reagire e scegliere tra la vita e la morte.
E nel suo ministero, nel suo servizio al Dio che viene, il profeta appare come «sentinella per la casa d’Israele» (Ez 3,16), colui che deve avvertire il popolo da parte del Signore (cfEz 3,17-21; 33,7-20). Egli resta vigilante, di giorno e di notte, a lui è rivolto il grido: «Sentinella, a che punto è la notte? Sentinella, a che punto è la notte?» (Is 21,11); ma il profeta può solo rispondere: «Viene il mattino, poi ancora la notte. Se volete domandare, convertitevi, fate ritorno al Signore!» (Is 21,12). È una sentinella ricercata, desiderata nel pianto (Sal 74,9: «Non c’è più un profeta e non c’è tra di noi chi sappia fino a quando»), ma anche rifiutata, odiata, fino alla persecuzione e alla morte.
Infine, il destino del profeta è quello di stare in mezzo, tra Dio e il popolo, senza mai potersi collocare da una sola parte: egli deve stare con Dio contro il popolo peccatore e, contemporaneamente, in piena solidarietà con il popolo peccatore, contro Dio.” (Tratto dagli Atti della XXX sessione del SAE, leggere i segni dei tempi)
Tanti amici sono stati e sono “Profeti della Pace” nel senso che hanno saputo riconoscere la Pace come tema centrale nell’annuncio della Parola di Dio e come Kairòs della storia attuale e hanno saputo richiamare tutti gli uomini alla costruzione della Pace come impegno fondamentale. Uomini e donne che hanno speso la loro vita a servizio dei poveri, in difesa dei diritti umani, contro le ingiustizie …
Di seguito riportiamo una serie di testi di riferimento di alcuni “Profeti della Pace” sul rapporto Pace-Spiritualità-Preghiera. Cliccando sul titolo è possibile scaricarli in formato .pdf
1) Enzo Bianchi - Quella non soffocabile voglia di pregare
2) Enzo Bianchi - Signore disarmali, Signore disarmaci!
3) Enzo Bianchi - PACE e CONTEMPLAZIONE
4) Benoit Standert - PACE e PREGHIERA
5) + don Tonino Bello - Dona nobis Pacem
6) + don Tonino Bello - Per una strategia della Pace
7) + don Tonino Bello - Il NOME della PACE
8) + don Tonino Bello - Invocazioni allo Spirito
9) + don Tonino Bello - Preghiera al Signore della Storia
10) Walter Wink - La PREGHIERA e i POTERI
11) + Card Carlo Maria Martini - Un grido di intercessione
12) + Card Carlo Maria Martini - Preghiera per la Pace a Pentecoste
13) + Card Carlo Maria Martini - Intercedere: farsi carico dell’altro
14) Giancalro Bruni - Costruire la Pace, la preghiera
15) David Maria Turoldo - Pregando a confronto con Ghandi
16) David Maria Turoldo - Preghiera inquieta
17) David Maria Turoldo - Ho capito Signore
18) David Maria Turoldo - Quale guerra, quale pace?
19) David Maria Turoldo - Non ci resta che pregare
20) Don Giuseppe Dossetti - Ragione e Vangelo concordano: un no assoluto ad ogni guerra
Prima e dopo lo scoppio della guerra in Iraq nel 2003, alcuni amici di PaxChristi hanno iniziato a recarsi in Iraq per conoscere la situazione delle comunità cristiane, portare loro solidarietà e soprattutto per farsi voce, qui in Europa, del loro grido unanime: “Vi preghiamo di non fare questa guerra!”, “Dio non vuole la guerra in Iraq”. L’ultimo di questi viaggi è del Febbraio 2008. Ne è nata una profonda e intensa amicizia con varie comunità e con i loro Pastori; in particolare Mons Warduni - Vescovo Caldeo Ausiliare di Baghdad e Mons Sako - Vescovo di Kirkuk. Come loro stessi continuano a chiederci, li accompagnamo con la preghiera e con gesti di solidarità e di denuncia.
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Dall’intervista a Mons Warduni “E la Chiamano pace” a cura di don Renato Sacco e don Fabio Corazzina apparsa su Mosaico di pace - Giugno2003
A giugno arriveranno in Iraq anche i soldati italiani e, al seguito, probabilmente pure gli aiuti e la ricostruzione…Anche per non essere ‘arruolati’ abbiamo scelto di essere in Iraq prima dei nostri soldati e senza aver nulla a che fare con il mondo militare, viaggio compreso. Siamo andati in Iraq, attraversando il deserto in auto. Non abbiamo usato aerei militari per atterrare più comodamente a Baghdad. Ci teniamo a precisarlo perché non è così scontato. Se il metodo è già contenuto… È calata la notte a Baghdad. Per fortuna da qualche giorno - nel quartiere dove vive mons. Shlemon Warduni - c’è l’energia elettrica. Prima della fine di maggio arrivava al massimo per un’ora al giorno. Questo ci dà la possibilità di accendere la luce, di guardarci in faccia e anche di respirare il fresco dei condizionatori d’aria, indispensabili per vincere il caldo pesante dell’Iraq. Anche se è notte, si sentono volteggiare nel cielo alcuni elicotteri Apache dell’esercito USA e sulla strada è forte il rumore dei carri armati che attraversano que sta città con oltre sei milioni di abitanti. La guerra in Iraq è finita, ha detto il Presidente degli Stati Uniti. Tutto tranquillo, o quasi. Non c’è niente di meglio che essere a Baghdad per capire che la guerra non è finita, che davvero è pura follia. È sconfitta dell’umanità.
Mons. Shlemon,come avete vissuto i giorni della guerra?
Innanzitutto vi ringrazio per la vostra visita, imprevista e graditissima. I giorni della guerra sono stati terribili, tremendi, con tanta paura. Abbiamo cercato di viverli come abbiamo potuto, vicino alla gente, cercando di essere accanto a chi aveva più bisogno, ospitando nelle chiese e nelle parrocchie chi era più spaventato e chi era più vicino ai luoghi bombardati. Non sapevamo cosa poteva succedere, come saremmo finiti. Si temeva una guerra strada per strada, casa per casa. Così non è stato, il Signore ci ha salvati. Questo per me è stato un miracolo grazie alle vostre preghiere e a quelle di milioni di persone in tutto il mondo. È finita la guerra dei missili, delle bombe intelligenti… Ma che intelligenti! Questo ferro non sa distinguere un bambino, un anziano. Sono state tante le vittime, anche se non sappiamo il numero esatto. Dopo è arrivata la guerra dei saccheggi, degli incendi dei vari edifici, anche dell’ospedale, del museo, con più di cinquemila anni di storia; la guerra degli omicidi lungo le strade…. Adesso chiediamo al Signore un altro miracolo: che tutto questo cessi e ci sia serenità e pace.
E noi,tornando a casa,in quale modo possiamo esservi vicini?
Vi chiediamo innanzitutto la preghiera. Chiediamo insieme al Signore che dia a tutti un cuore docile, una mente disponibile a capire l’altro. La sciagura è avvenuta. Adesso bisogna costruire. Ricostruire questa nazione che ha avuto tre guerre che hanno causato tante vittime, vedove, orfani. Guerre che hanno portato anche tante malattie: penso all’uranio impoverito, le cui conseguenze vedremo per tanti anni. Poi c’è anche il problema del fanatismo religioso. E abbiamo paura anche della fame: non ci sono salari da mesi. Quanto era stato distribuito a ogni famiglia (riso, farina, zucchero..) con il programma “petrolio per cibo” sta finendo. E dopo? Ma prima di tutto, dicevo, pregate, pregate per la pace. Perché si diceva che dopo la guerra ci sarebbe stata la liberazione. Questo non è vero. Non è avvenuto. Speriamo di poter ricostruire. Voi avete visto quale tragedia sta vivendo l’Iraq. Avete visto Baghdad, chiamata città della pace, prima e dopo la guerra. Baghdad adesso piange. È la città della guerra.
E oltre alla preghiera …?
Potete fare informazione. Potete dire che l’Iraq ha bisogno di tutto. La materia prima c’è, la ricchezza c’è, ma bisogna utilizzarla prima per il popolo iracheno. Quando dicono “liberare l’Iraq” a cosa si riferiscono? Da che cosa occorre liberarlo? Forse il vero motivo, come già vi dicevo a dicembre, è prendere il nostro petrolio. Forse, per il bene di Israele. Ma non voglio entrare in politica… Guardo alla realtà: abbiamo problemi con l’elettricità, manca l’acqua. Manca addirittura la benzina! Avete visto lunghe file ai distributori, anche più di dieci ore, per fare rifornimento. E siamo in Iraq, il Paese più ricco di petrolio al mondo. E così per il gas domestico. Anche il seminario teologico è chiuso, dall’inizio della guerra, e non riaprirà fino a settembre a causa dell’insicurezza, della mancanza dell’elettricità e delle altre cose indispensabili.
Potete aiutarci a ricostruire le nostre scuole; fare qualcosa per i nostri bambini, i nostri giovani che sono, da anni ormai, senza speranza. Manca il lavoro, manca tutto. Ci troviamo a discutere e ci chiediamo: è meglio dopo la guerra o prima? Ma non ha senso chiedersi questo. La cosa è stata fatta. Ora vogliamo un futuro davvero libero, dove vengano riconosciuti i nostri diritti. C’è una presenza forte di alcuni fanatici Sciiti, già hanno ucciso qualcuno che aveva bar o produceva alcolici. Dicono alle nostre ragazze di mettere il velo. Se non c’è uguaglianza, rispetto dei diritti di tutti gli iracheni, in particolare anche i diritti religiosi, non ci sarà pace.
Come mai i soldati USA non fanno molto per garantire un minimo di sicurezza sociale?
Per me gli Americani hanno sbagliato dall’inizio. Finita la guerra non hanno voluto governare la situazione. Un popolo schiacciato per tanti anni non è in grado di cogliere la libertà… Qui era necessario preparare un governo per il dopo guerra. Ma forse gli Stati Uniti hanno lasciato volutamente via libera ai saccheggi, già organizzati da iraniani e kuwaitiani probabilmente… Si potevano impedire. E adesso più il tempo passa più le cose si complicano: dopo mesi di mancanza di governo, di regole, tutto diventerà più difficile. Se gli USA non cercano di cooperare con gli iracheni, di garantire i diritti di tutti, se questo non succede, non escludo la possibilità anche di una guerra di civile. Ma speriamo che gli Stati Uniti capiscano…
Noi torniamo a casa … arrivederci…
Tornate a casa, salutate tutti quelli che sono stati vicini e continuano a essere vicini al popolo iracheno. Salutate quanti ho incontrato negli incontri dello scorso gennaio e dite a tutti di venire a trovarci. La mia casa è la vostra casa, la casa di tutti. Siete i benvenuti. Poi vi ringraziamo ancora della visita. Un saluto a tutti quelli di Pax Christi e… tornate presto. Ciao.
È quasi mezzanotte quando ci congediamo da mons Warduni. La sua camera è accanto allo studio. La nostra è sopra la sua. Ci si sente davvero a casa propria.. E prima di salire le scale ci dice “usate l’acqua calda che è più fresca, perché quella fredda è troppo calda” . Suona un po’ strano, anche se non c’è niente di strano visto che il contenitore dell’acqua fredda è all’esterno, esposto al sole e quindi è inevitabile che l’acqua ‘fredda’ sia molto calda. Ma, questa frase può dare l’idea di come l’Iraq sia sottosopra.
Si ritorna in Italia, dove ormai si parla di un Iraq liberato e si danno solo le notizie dei soldati americani uccisi, neanche degli inglesi. E gli iracheni? Quanti sono i morti di questa guerra? Quali saranno le conseguenze delle armi all’uranio? Quando sarà pace vera, nella giustizia e nella verità?
Che possa arrivare presto il giorno in cui l’acqua, simbolo di vita, possa uscire da tutti i rubinetti di tutto il mondo, in Iraq e non solo…
Un mondo non rovesciato, dove…. l’acqua fredda non sia la più calda.
Dal 2002 il Card Martini ha scelto di vivere a Gerusalemme; tra i motivi principali che lo hanno spinto a questa scelta c’è il desiderio di vivere una “preghiera di intercessione” per la pace nella Terra Santa e nel mondo intero.
Ci sentiamo profondamente in comunione con questo Pastore che tanto ha dato e tanto continua a dare al cammino delle Chiese di tutto il mondo in questo scorcio di storia.
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Da una conversazione con una delegazione dell’Istituto Paolo VI di Brescia, in visita a Gerusalemme per ricordare il quarantesimo anniversario del viaggio di Paolo VI in Terra Santa, il 4, 5 e 6 gennaio del 1964.
“Che cosa mi ha portato a Gerusalemme? Quando mi chiedono il perché io abbia scelto di vivere a Gerusalemme, rispondo che non lo so. È stato lo Spirito Santo. Sono quelle ispirazioni di cui non si può rendere ragione logica. Mi viene in mente sempre quel passo degli Atti degli Apostoli al capitolo 20 in cui Paolo dice agli anziani di Efeso e Mileto: “Avvinto dallo Spirito vado a Gerusalemme senza sapere che cosa mi capiterà”. Mi sono lasciato attrarre da questa parola e da questa forza dello Spirito.[…]
Sono molto contento di essere qui perché Gerusalemme è veramente un luogo di simboli straordinari, è un luogo in cui si respira la storia biblica, dai patriarchi, ai profeti, fino a Gesù, alla sua passione, morte e resurrezione. È un luogo pieno di fascino per il cristiano, per il credente, perché qui è stato Gesù, questa è stata la terra che Lui ha visto, il cielo che Lui ha contemplato, le pietre che Lui ha calpestato, i luoghi dove ha sparso il suo sangue, i luoghi in cui si è diffusa la parola: “È risorto”. Io trovo qui un’ispirazione continua per la mia preghiera, per la mia meditazione.
Vivo, inoltre, la preghiera che definisco d’intercessione, nel senso etimologico della parola, “cammino in mezzo” a diversi contendenti senza voler dare ragione o torto né all’uno né all’altro, ma pregando ugualmente per tutti. La situazione politica odierna è così intricata e aggrovigliata che anche un competente farebbe fatica a spiegare oggettivamente ciò che è avvenuto, perché e come. Non conosco l’arabo, so l’ebraico biblico, ma non quello moderno. Non ho titoli per giudicare. Ho preferito […] mettere in pratica la parola di Gesù: “Non giudicate e non sarete giudicati”. Qui soffrono tutti molto. È difficile dire: “Soffre di più quello, soffre di più questo”. Chi comincia la lista delle ragioni, dei torti? Si va all’infinito. E non si uscirà se non con qualche passo nuovo.
D’altra parte questo luogo non è solo luogo di conflitto, è soprattutto luogo di dialogo. Si svolgono molti dialoghi a livello di base: dialoghi tra ebrei e cristiani, dialoghi tra ebrei e musulmani, dialoghi triplici tra ebrei, musulmani e cristiani. Ci sono moltissime istituzioni a Gerusalemme che coltivano queste forme di dialogo. E ci sono anche tante iniziative di accoglienza, di perdono, di riconciliazione, di aiuto, di assistenza, di volontariato. Ciò è veramente straordinario.
Ho incontrato qualche tempo fa due persone che sono molto conosciute nella vita professionale di questo paese, un ebreo e un arabo. Entrambi hanno avuto in famiglia un lutto per la violenza e hanno deciso di mettersi insieme per capire l’uno la sofferenza dell’altro. Così è nato un gruppo di famiglie, ciascuna delle quali ha un figlio o una figlia uccisi dal terrorismo, dalla guerra, ecc. Queste famiglie si ritrovano regolarmente, si parlano fra loro, fanno iniziative di pace.
A mio parere questa è la strada, la via della giustizia. Bisogna rendere giustizia a chi merita giustizia, e qui molti gridano perché meritano giustizia. Come dice Giovanni Paolo II e lo ha ripetuto più volte, “non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono”. Se vogliamo soltanto vendicare i torti ricevuti, si finisce in una spirale di violenza com’è l’attuale […].
Non vedo aperture politiche di pace se non in un cambio di mentalità. Bisogna sperare che questi dialoghi a livello di base portino, a poco a poco, a una cultura che all’inizio diventi opinione pubblica – visto che i mass media attualmente non sanno quasi nulla di questa realtà di dialogo, di incontro, di assistenza, di aiuto – e domani diventi anche fatto politico. La speranza c’è, la preghiera per la pace è continua. So che la mia intercessione e la mia preghiera valgono poco, però le metto come goccia nel fiume immenso della preghiera della Chiesa, che poi è la preghiera di Cristo intercessore, come dice san Paolo: “Cristo vive sempre intercedendo per noi”. Ho totale fiducia in questa preghiera perché so che il Signore la ascolta, magari non con fatti subito clamorosi ma con la pace che Egli semina nei cuori.”
Scarica:
a) + Card Carlo Maria Martini - Un grido di intercessione
b) + Card Carlo Maria Martini - Intercedere: farsi carico dell’altro
Come segno di unità di tutti coloro che volessero partecipare a questo cammino di preghiera per la pace, proponiamo un piccolo gesto: la lettura del testo “Celebriamo la pace” e la lettura dei nomi dei territori ancora in conflitto.
“Celebriamo la pace” è una preghiera scritta dal Consiglio Ecumenico delle Chiese. Elevare i nomi delle terre in guerra a Dio è intercedere perchè il dono della Pace possa raggiungere il prima possibile quei paesi e possa aprire a cammini di riconciliazione e di speranza.
1) “Celebriamo la pace” - CEC
2) Il mondo in guerra 2011
“Pesanti bombardamenti, un gran numero di vittime, i soldati israeliani non distinguono più tra civili e combattenti, questa è guerra, guerra, guerra; qualcuno provi a fermarli. Quello in corso a Gaza è un massacro, non un bombardamento; è un crimine di guerra e ancora una volta nessuno lo dice”.
Questo disperato appello del parroco di Gaza è stato raccolto da Pax Christi, che con il COMUNICATO del 28 Dicembre “Fermatevi tutti” ha provato a scuotere la pesantissima indifferenza con cui in Italia si sta assistendo al massacro di un’intera popolazione, per metà minori. Un inferno di orrore, morte e distruzione, di lutti, dolore e odio si sta abbattendo in queste ore sulla Striscia di Gaza e sul territorio israeliano adiacente.
Dopo una settimana di bombardamenti e centinaia di morti, i carri armati hanno invaso la Striscia, seminando morte casa per casa, distruggendo in un bagno di sangue luoghi di culto e ospedali, scuole e centrali elettriche. Se vergognosi sono il silenzio consenziente dei Governi e la paralisi delle Nazioni Unite, inaccettabile è il nostro assistere attoniti e rassegnati a questo crimine di guerra, senza condividere almeno un sussulto di indignata protesta.
Attiviamoci subito per compiere UN GESTO simbolico, che stimoli più profonde prese di coscienza e diffonda un ampio rifiuto della logica dell’annientamento e della morte. Nelle nostre case, nelle nostre chiese, lì dove splende il segno della STELLA COMETA, annuncio di luce e speranza per ogni uomo e donna, proponiamo di LISTARE A LUTTO LA STELLA DEI MAGI, perché sia percepibile la nostra vicinanza a tutti coloro che stanno piangendo i loro cari, ed evidente il nostro fermo NO alla distruzione, ai bombardamenti, alle uccisioni di centinaia di persone innocenti.
Proponiamo occasioni di riflessione con UNA PREGHIERA di supplica per la pace che, ispirata alla Solennità dell’Epifania, potrà essere diffusa lungo tutto il mese di Gennaio, tradizionalmente dedicato alla pace
Scarica il Comunicato di PaxChristi: FERMATEVI SUBITO, FERMIAMOCI TUTTI!
Scarica il testo della preghiera: HANNO OSCURATO IL CIELO DELLA PALESTINA
La nostra preghiera vuole essere condivisa con la vita, l’impegno e la preghiera di tanti amici e di tante comunità sparse nel mondo che vivono in territori dove la guerra è quotidianità. Le portiamo nel cuore e ci mettiamo in comunione con loro.
1) BETLEMME - Caritas Baby Hospital
2) GERUSALEMME - Beatitudine Micheal Sabbah
3) TAYBHE - Abouna Raed
4) KIRKUK - Luis Sako, arcivescovo Caldeo di Kirkuk
5) BAGHDAD - Shlemon Warduni, arcivescovo Caldeo ausiliare di Baghdad
Esiste una modalità univoca con cui pregare?
Walter Wink nel bellissimo testo “La Preghiera e i Poteri” racconta: ” Pregare è lasciar parlare lo Spirto in noi e ascoltare i suoi gemiti … Questo gemere dello Spirito dentro di noi è unito al gemere del creato che soffre della propria caducità (Rm 8,20).Veniamo allora invasi dal pianto di tutto il creato: dei milioni che muoiono di inedia ogni anno, dei torturati, delle vittime di violenze fisiche e sessuali, degli ammalati gravi. E, ancora, siamo chiamati a sentire una pena inesprimibile per tutte le specie animali e vegetali che abbiamo estinto e per quelle che stiamo facendo scomparire per sempre, per le foreste, i boschi e i pesci che stanno morendo asfissiati … Siamo così profondamente inter-relazionati con tutto quello che vive, che non possiamo evitare di essere colpiti dalla pena di tutto ciò che soffre. Più eleviamo e sviluppiamo la nostra consapevolezza, tanto più terribile ed intollerabile diviene per noi il peso della sofferenza che, ora, conosciamo.”
E’ lo Spirto che guarda il mondo e che piange per la sofferenza, per il dolore di migliaia di uomini e di donne. Ma allo stesso tempo è lo Spirito che è capace di guardare e di valorizzare i segni di novità e di cambiamento che aprono alla speranza e alimentano la creatività nell’impegno per la pace, la nonviolenza, la riconciliazione, la giustizia, la difesa del creato.
Ma proprio perchè la preghiera è “accordarsi” alle vibrazioni dello Spirito, non esiste un modo unico a assoluto con cui pregare per la pace. Ognuno deve trovare la propria forma e le proprie modalità di preghiera: potrà scagliere di meditare un testo interessante o un brano della Bibbia, potrà scegliere di celebrare una veglia comunitaria, potrà scegliere di raccogliersi in silenzio, potrà scegliere di contemplare una foto, potrà scegliere di fare digiuno … I colori di cui può comporsi la preghiera sono davvero tanti.
Ciascuno può quindi liberamente scegliere come vivere la preghiera per la Pace.
Come gesto semplice di unità della fraternità che stiamo costruendo, e come sigillo del voler vivere una dimensione di intercessione per tutti colro che vivono in conflitto, proponiamo di leggere una preghiera comune che trovate nella sezione “Strumenti”.
La preghiera cui invitiamo vuole essere necessariamente ecumenica: aperta quindi ai i doni e alle intuizioni che ogni Chiesa porta con sè e aperta a protesa al cammino di unità delle Chiese. Siamo infatti consapevoli che solo un autentico cammino di ascolto, di riconciliazione e di comunione tra le Chiese possa testimoniare ed annunciare al mondo il progetto di Pace di Dio sulla Storia dell’Uomo.
In cammino verso lo SHALOM, ci mettiamo in ascolto della voce delle Chiese.
1) Percorsi Biblici
Dal sito della FCEI, abbiamo riportato questo bel documento. E’ una raccolta di percorsi biblici su passi dell’Antico e del Nuovo Testamento, costruita al fine di agevolare il confronto con la Parola di Dio a proposito dei temi concernenti l’ingiustizia economica, la pace e la distruzione dell’ambiente. I testi riportati possono essere utilizzati singolarmente o come una serie come supporto e spunto per una o più predicazioni, per studi biblici comunitari, condotti da laici o da sacerdoti o da pastori, o per la riflessione individuale. Il lavoro è a cura della Commissione “Globalizzazione e ambiente” della FCEI.
2) Note omiletiche e proposte di liturgia sull’ingiustizia economica e la distruzione dell’ambiente
L’Assemblea generale dell’Alleanza Riformata Mondiale tenutasi nella capitale del Gahna nel 2004, si è conclusa con la “confessione di fede” di Accra, un testo che è una pietra miliare nel cammino delle Chiese che prendono coscienza del l’ingiustizia economica e della distruzione dell’ambiente che minacciano la vita di milioni di esseri umani. Di seguito riportiamo una serie di note omiletiche che rileggono brani biblici e parti della “confessione di fede” e che possono essere utilizzati per la meditazione e la preghiera. In calce al documento è presente anche una proposta liturgica.
Il documento è tratto dal sito della Commissione “Globalizzazione e ambiente” della FCEI.
3) Liturgia in memoria di Martin Luther King
In concomitanza con il cinquantenario della fondazione della Southern Christian Leadership Conference (SCLC) avvenuta ad opera di Martin Luther King nel 1957, movimento che fin dall’origine si è battuto per i diritti di tutte le minoranze con metodo radicalmente nonviolento di stampo gandhiano, l’UCEBI ha in programma, fino alla primavera del 2008, una serie di eventi sull’attualità del messaggio di Martin Luther King nel mondo. Il sito http://www.martinlutherking.ucebi.it riporta vari materiali tra cui una mostra sulla figura di questo profeta dei nostri giorni. In particolare, dal sito riportiamo il culto preparato da Emmanuele Paschetto e Didi Saccomani, tenuto presso la Chiesa battista di Torino Lucento con la partecipazione alle letture di fratelli e sorelle della comunità battista.
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