Massimo e Sara Ferè - Sesto San Giovanni
20 Ottobre 2007 | ||
22:00 | a | 23:00 |
In questo giorno abbiamo scelto di pregare per la Pace in memoria dei piccoli martiri del bombardamento del quartiere di Gorla-Milano del 20 Ottobre 1944.
La memoria del passato è sempre una finestra aperta sul presente e sul futuro. Ma è una forza debole. I cicli della storia sono talvolta così evidenti e ripetitivi da sbalordire. Come non pensare a tutti i piccoli innocenti che muoiono ancora oggi nella violenza delle guerre dei nostri giorni che sono sempre più guerre contro le popolazioni civili? E come non pensare alle parole dure e inquietanti che sono volate negli scorsi giorni tra i Presidenti di USA e di Russia, toni che ci ricordano un passato che sembrava così lontano; il potere nucleare torna ad essere sbandierato con sfacciataggine e in un tempo in cui, a nessuno sfugge, la situazione del mondo appare maledettamente ingarbugliata e tracimante dolore:Iraq, Afganistan, Sudan, Palestina, Birmania, Cina, Cecenia … E l’inquietudine è tanta … Verso dove stiamo andando? Sapremo costruire un futuro senza violenza?
Abbiamo vissuto una preghiera così articolata: preghiera “Mai più la guerra”, ascolto della storia, ascolto del Vangelo del giorno (Luca ), silenzio e preghiere spontanee, lettura di una poesia di Turoldo, lettura delle terre in conflitto.
IN ASCOLTO DELLA STORIA
“Milano, 20 ottobre del 1944, una bellissima giornata, sole splendente, cielo terso. Alle 7,58 tre squadriglie di quadrimotori angloamericani, 38 bombardieri B24 denominati, ironia della sorte, Liberator, si levano in volo da Foggia per andare a bombardare la zona nord della città, con obiettivi gli insediamenti industriali della Breda, della Falk, la Pirelli, l’Alfa Romeo. Sono senza scorta di caccia, anche perché le batterie antiaeree sono solo un’ipotesi in un Italia ormai sconfitta e con le truppe tedesche che stanno facendo i bagagli.
La prima squadriglia giunge sulla verticale di Saronno e per un inconveniente tecnico scarica le bombe in campagna e fallisce il bersaglio. la seconda, invece giunge sulla Breda e fa centro. La terza, per un errore di rotta, finisce fuori di 22 gradi e non è più in grado di virare e tornare sull’obiettivo. Ha due opzioni: proseguire verso la campagna e sganciare lì le bombe che porta con sé o scaricare subito tutto sulla città e liberarsi del peso. Purtroppo sceglie questa seconda ipotesi criminale, ben sapendo che sotto ci sono case, scuole, edifici civili.
Alle 7,58 nelle scuole elementari di Gorla e Precotto, a nord di Milano, sulla direttrice di Viale Monza, verso gli insediamenti industriali Breda, Falck, Pirelli, scalo ferroviario di Greco, centinaia di bambini, accompagnati dalle loro mamme, stanno iniziando le lezioni. E’ una splendida giornata di sole, come detto, dall’alto non è difficile distinguere la natura degli edifici che scorrono sotto il visore dei piloti, del navigatore, del bombardiere. Dal basso è facile vedere arrivare le sagome di questi enormi aerei, sentirne il rombo sordo. Ed infatti, alle 11,24, scattato l’allarme, i bambini con i loro maestri cercano di trovare la strada del rifugio; le mamme, con altri bambini in braccio, troppo piccoli per frequentare la scuola elementare, accorrono da casa verso l’istituto a prendere i loro figli per portarli al sicuro. E’ troppo tardi: le 342 bombe da 500 libbre piomberanno sulle scuole di Gorla e Precotto uccidendo 202 bambini e 20 tra maestri e mamme accorse. Il bilancio totale di quella giornata sarà di 703 morti, 481 feriti, 300 stabili colpiti di cui 250 ad uso abitazione. Dal 1952 a Gorla c’è un monumento di Remo Brioschi che li ricorda, qualcuno non voleva che lo si erigesse, perché pensava fosse uno sgarbo verso i “liberatori”. Ormai non c’è più problema, dopo che è stata coniata la locuzione “Danni Collaterali”.
Guarda il filmato “20 Ottobre 1944: i piccoli martiri di Gorla”
Le immagini sono gentilmente concesse dal sito http://www.piccolimartiri.it/index2.htm
MIO PREFAZIO A PASQUA
Padre David Maria Turoldo
Io voglio sapere
se Cristo è mai stato creduto,
se l’evento è reale e presente,
se è venuto e viene e verrà;
o sia appena un’invenzione
per un irreale giorno del Signore
di contro al cupo
giorno dell’uomo.
Io voglio sapere
se veramente qualcuno crede
e come è possibile credere:
se almeno i fanciulli
-avanti ogni cultura-
vedono ancora il Padre.
Io voglio sapere se l’uomo è una fiera
ancora alle soglie della foresta:
se la ragione è una rovina.
Io voglio sapere
se il nostro vivere è appena una difesa
contro la vita degli altri:
questo uomo bianco
il più feroce animale
sempre all’assalto
contro ogni altro uomo,
o maledetto occidente.
Io voglio sapere se ci sono ancora gli assoluti
o se io sono sacerdote
di colpevoli illusioni;
se è vero che saremo finalmente liberi
se saremo ancora liberi
se saremo mai liberi.
Io voglio sapete
se cantare è ancora possibile
se da ricchi canteremo ancora,
se ancora sarà possibile contemplare
se la bellezza esisterà sempre.
Io voglio sapere
qual è il potere di resistere,
se sopravviverà ancora l’amore,
se pure è mai esistito.
Io voglio sapere
se resisterà ancora Cristo,
perché io mi ammazzo.
Io voglio sapere
se l’uomo cresce
e quale sarà l’intelligenza
d’un abitante della megapoli;
se la scienza non sia la morte
e questa macchina non sia
la nostra
bara di acciaio.
Io voglio sapere
se esiste una forza salvatrice
che almeno la chiesa non sia
la tomba di Dio,
l’ultima sconfitta dell’uomo.
Io voglio sapere
se la pace è possibile
se la giustizia è possibile
se lo spirito è più forte della forza.
Io voglio sapere
se qualcuno ha fede ancora
in un futuro.
Io voglio sapere
se Cristo è veramente risorto
se la Chiesa ha mai creduto
che sia veramente risorto.
Perché allora è una potenza?
Perché non va per le strade
come una follia di sole
a dire: Cristo è risorto, è risorto!
Perché non si libera dalla ragione
e non rinuncia alle ricchezze
per questa sola ricchezza di gioia?
Perché non dà fuoco alle cattedrali,
non abbraccia ogni uomo sulle strade
chiunque egli sia,
per dirgli solo: è risorto!
E piangere insieme,
piangere di gioia?
Perché non fa solo questo
e dice che tutto il resto è vano?
Ma dirlo con la vita
con mani candide
e occhi di fanciulli.
Come l’angelo del sepolcro vuoto
con la veste bianca di neve al sole,
a dire: «non cercate tra i morti
colui che vive, ecco, vi precede
su tutte le vie».
Mia chiesa amata e infedele,
mia amarezza di ogni domenica,
chiesa che vorrei impazzita di gioia
perché è veramente risorto.
E noi grondare luce
perché vive di noi:
noi questa sola umanità bianca
ad ogni festa
in questo mondo del nulla e della morte.
Amen